Milk and Coffee, Guia Rossi, ph. Simone Falcetta
Meet&Greet
I docenti Moodart
Voci, emozioni, sensazioni e progetti di chi il cuore oltre l’ostacolo l’ha lanciato assieme a noi
Abbiamo chiesto a Guia Rossi, giornalista moda e design freelance, da oltre quindici anni fashion contributor editor per svariate case editrici come Condé Nast, Hearst Magazines Italia, Jalou Media Group, nonché docente di Moodart per la classe di Fashion Styling, di raccontarci la sua esperienza in Moodart
Partiamo dall’inizio: come hai conosciuto Moodart?
Per passaparola. Una mia amica p.r mi ha parlato della scuola di moda in area veneta e di come fosse in cerca di professionisti aperti a collaborazioni didattiche: ci siamo incontrati per parlarne. Da allora sono trascorsi 11 anni entusiasmanti.
In cosa si differenzia secondo te l’approccio didattico di Moodart?
L’idea vincente di un’approccio didattico come quello di Moodart sta nel rimanere connesso e aderente al contemporaneo, a ciò che succede nel mondo della moda, al mercato, al cambiamento dei paradigmi sociali. Insegnare un mestiere noto per appartenere alla categoria di quelli che si imparano sul campo, ha permesso di sviluppare un approccio ibrido tra teoria e pratica ideale per i tempi in cui stiamo vivendo. Nonostante gli ostacoli dell’ultimo anno e mezzo dovuti al Covid si è riusciti a offrire ai ragazzi opzioni di apprendimento efficaci e stimoli di qualità.
Se tu fossi una studentessa, cosa ti incuriosirebbe della professione che fai oggi?
La mia fissa per il backstage di ogni storia, progetto, sfilata, video o spot pubblicitario mi porterebbe a volerne sapere sempre di più. A scuola si può accedere a un bagaglio preziosissimo, quello del non detto e dei trucchi del mestiere di chi immagina, scrive e dà corpo a idee sempre nuovi, ovvero i professionisti che sanno osservare la realtà con una profondità di campo ampissima e appassionata.
Here, Guia Rossi, A. Soule
Quali sono oggi le nuove professioni della moda secondo te? Quali i settori più richiesti dal mercato?
Definirsi solo uno stylist nel 2022 forse è un po’ riduttivo. Così come per un fotografo o un organizzatore di eventi. La transmedialità delle discipline richiesta oggi, viste le opzioni tecnologiche disponibili sul mercato, ha permesso di sviluppare figure nuove capaci di abbracciare più linguaggi all’interno della propria declinazione professionale. Penso ad esempio alla combo di fotografo/videomaker e stylist/art director.
Un domani prevedo ci sarà sempre più richiesta di digital designer e event planner negli spazi virtuali del Metaverso; le aziende continuano poi a cercare social media manager e content developers per inventare/scrivere (copywriting) nuovi contenuti utili alle loro strategie di comunicazione. Infine, sarà utile saper coordinare il segmento del marketing dedicato alle partnership con gli influencer in un’ottica meno pubblicitaria e sempre più vera, proprio come il racconto della sostenibilità.
Nel tuo percorso di docente qual è l’attività fatta con i ragazzi che più ti ha entusiasmato?
Durante le lezioni di scoperta con il ripasso dei riferimenti culturali e delle loro infinite intersezioni si schiudono dei mondi popolati da nuove scelte possibili che traspaiono palesemente dai loro sguardi. Ci sono poi le sessioni di shooting dei progetti dove le risposte, davanti alla concretezza del set, arrivano spontaneamente. E non esiste gratificazione più bella di questa.
Giornalista sempre in moto, qual è ad oggi l’esperienza lavorativa che più ti ha fatto capire che il tuo lavoro è bello?
Le interviste live perché solo così le storie e le notizie diventano autentiche e migliori per chi le legge e/o ascolta. Con la vocazione del segugio adoro andare a caccia di trend fuori dal mainstream, scoprire realtà giovani dal potenziale altissimo, per provare ad unirne i puntini ogni volta in modo differente. Il mondo cambia pelle ogni secondo e i lettori devono essere i primi a saperlo.
