Il 22 Aprile è stata la giornata internazionale della terra e ad oggi sono coinvolti in questa celebrazione 193 paesi.
E proprio quest’anno, in questo momento di chiusura obbligata, ci stiamo rendendo conto di come la natura possa riprendersi in fretta la terra. Alberi in fiore, cieli limpidi e puliti, animali che si impossessano delle strade liberi di circolare come un tempo. Con le restrizioni imposte nei vari paesi e dai vari governi per contrastare la diffusione del Covid-19, l’inquinamento in atmosfera si è decisamente ridotto.
Tutto ciò, oltre ad avere avuto un impatto sull’ambiente, sta modificando tutte le nostre abitudini e in parte anche il nostro modo di pensare.
Questa situazione sicuramente rivoluzionerà anche il mondo della moda. Risulta difficile pensare a saloni o spazi pubblici con un sacco di pubblico intento a guardare e fotografare gli abiti indossati dalle modelle in passerella; eppure era fine Febbraio e tutti noi eravamo a Milano e a Parigi, ammassati nelle metro e coinvolti nella frenetica settimana della moda.
ph Francesco Romano || Chernobyl
Continuare a percorrere quella che ormai possiamo definire la strada vecchia sarà impossibile, bisognerà sicuramente ridurre gli sprechi e gli eccessi ai quali siamo, o eravamo abituati. Un aspetto che questa crisi ci ha insegnato è che la cosa di cui abbiamo veramente bisogno sono i nostri affetti.
Anna Wintour, direttrice di Vogue, durante l’ultimo appuntamento di “No Filter with Naomi” diretto da Naomi Campbell, tratta proprio l’argomento moda post pandemia. La chiave di tutto sembra essere la sostenibilità” con un ritorno a filiere locali, una ricerca della materia prima eco sostenibile, delle garanzie a livello lavorativo e una vita più longeva del capo con una riduzione di sprechi.
Falconeri, conosciuto nel mercato essenzialmente per il suo cashmere, ha dimostrato che cambiare e migliorare si può. Ha infatti prodotto una coperta in cashmere ecologico realizzata con gli scarti di vecchie maglie recuperate in tutta Italia, offrendo in cambio buoni acquisto per incentivare la raccolta.
In questi mesi abbiamo assistito a grandi donazione dal mondo della moda come quella di Giorgio Armani da 2 milioni di euro per sostenere gli ospedali di Milano, Roma, Bergamo, Piacenza e Versilia e l’importantissima attività della Protezione Civile; Moncler effettuando una donazione di 10 milioni ha contribuito alla costruzione di una terapia intensiva nell’ex fiera di Milano. Compare anche chi come Dolce&Gabbana e Burberry ha deciso di finanziare la ricerca. E da ricordare sono anche tutte le grandi e piccole imprese che hanno risposto alla chiamata dell’intera comunità, riconvertendo le proprie aziende e producendo camici e mascherine: possiamo citare la Miroglio Group, Mango, Ermanno Scervino, Gucci, Prada, il Gruppo Calzedonia e il Gruppo Inditex, ancora H&M e Ralph Lauren. Altri ancora come Bulgari, Dior e L’Oreal si sono attivati nella produzione di disinfettanti.
Non sappiamo ancora se le sfilate saranno online, se le modelle diventeranno degli avatar virtuali e indosseranno abiti altrettanto interattivi. La cosa certa è che tutto sarà ancora più green di come l’abbiamo lasciato, essenziale sarà anche l’educazione alla sostenibilità, rigorosamente impartita con lezioni online.
